“C’eravamo tanto amati”, va in scena l’ultimo film del centrodestra cittadino
Il “C’eravamo tanto amati” è andato in scena ieri l’altro davanti al popolo forzista. La sede era quella di via Gobetti, nuovo tetto delle aspirazioni dei berluscones, dopo che per una decina d’anni il quartier generale era stato quello di piazza Vittorio Emanuele III. Lì si è sempre manifestata l’esogenesi dell’allocchesimo. Quella sede di fianco a Palazzo Torino è stato il forte dal quale Allocca ha guidato i suoi per ben tre campagne elettorali. Tutte vincenti. Oggi di quella stagione c’è ben poco. Il centrodestra è spaccato in due. Da un lato Pasquale Piccolo, dall’altro Antonio Granato. In mezzo anni di guerre, faide, incontri, scontri e poca, pochissima, politica. Ma sempre lì, nel centrodestra, contenitore moderato ed iperconservatore che dal 2006 ad oggi ha cambiato pelle, ma non sostanza. Nel biennio 2005-2006 Piccolo e Allocca si scontrarono per la candidatura a sindaco nell’Udc. Alla fine, quello che sarebbe diventato il sindaco tra i più longevi di Somma Vesuviana, abbandonò gli scudocrociati e si trasferì in Forza Italia. Piccolo invece perse la sfida, restò al palo, ed oggi può tranquillamente rifarsi con gli interessi per quei veti incrociati che ne stopparono l’ascesa. Con lui molti che in quella stagione aderirono in massa all’idea di Allocca. All’inizio erano i parcheggi sotterranei ed i termovalorizzatori a monte e a valle della città. Stravaganze elettorali che non ne fermarono l’ascesa, anche per colpa di un centrosinistra sempre e comunque diviso. All’epoca l’asse era composto da Forza Italia, Udc, Lista Cuore ed Alleanza Nazionale. Antonio Granato era in opposizione, col centrosinistra, ultima, ultimissima coda, del governo “progressista” di Vincenzo D’Avino. E gira e rigira i volti, più o meno noti, sono sempre gli stessi. C’è stato solo un ricollocamento necessario. Sì perché a mio avviso molte operazioni sono state dettate dalla necessità per molti di non scomparire, di non essere risucchiati nel dimenticatoio. Il potere, sempre e comunque, logora chi non ce l’ha. Dal lancio ufficiale di Forza Italia è emersa una verità che si era manifestata già qualche mese fa: il centrodestra di governo è stato insieme, ma mai unito. Così oggi in Forza Italia si è assistiti ad una diaspora che porterà con sé code polemiche e velenose. L’Udc è con Piccolo, avversato nella scorsa campagna elettorale. Paola Raia, che aveva combattuto in un’ asprissima competizione per le amministrative i Granato, gli indiani ed Alleanza per Somma, oggi invece è con loro. Poi ci sono quelli che sono passati dalla maggioranza a Piccolo e quelli che invece hanno fatto il salto inverso con Granato. Due sponde, ma sempre dello stesso fiume. Naturalmente ciò è possibile perché il conservatorismo non ha come contraltare un progressismo vivo, tosto, dal linguaggio accattivante e dalle idee innovative. A ciò va aggiunto che non c’è un M5S di rottura e che i movimenti civici latitano sul territorio. Ora c’è da giurare che tutti vorranno abbassare le tasse, tutti vorranno fare il Forum dei Giovani, tutti vorranno dotarsi dei Pip e dei Puc. Stesso linguaggio, stessa metodologia, stesse facce, poca innovazione. Pasquale Piccolo ha un vantaggio numerico ed uno politico. Il primo è presunto, almeno fino alla presentazione delle liste e ai primi umori pre-elettorali. Il secondo è sostanziale, tangibile. L’esponente dell’Aurora, pur avendo smarrito gran parte dello spirito civico dello scorso anno, è comunque in discontinuità col nucleo di Forza Italia ed Allenza per Somma che da sei anni tiene le redini del governo cittadino. E se avrà la forza, il coraggio e l’intelligenza di far parlare un linguaggio politico unico alla Babele che ha messo in piedi potrà governare secondo i suoi dettami la cittadina sommese. Altrimenti si rimescoleranno le carte. Purché dallo stesso mazzo, quello di centrodestra.
sembra che il tuo punto di vista sia proprio di parte, dalla parte dell’udc che non hai proprio nominato……….spesso sembri un miope giornalista di parte. Pasquale non gode di nessun vantaggio, né numerico né politico; ha liste vuote che costringono i loro promotori a fondere più simboli, altri che vengono impropriamente utilizzati per le amministrative quando invece sono nati per le europee(udc-ncd); metti in conto che hai dimenticato di menzionare che nell’ “Aurora di Babele” ci sono tutti quelli che con il figlio del compianto Allocca rappresentano l’altra metà della passata amministrazione e quindi come vedi con Piccolo non c’è nessuna discontinuità rispetto al passato, nessun vantaggio “politico” come stai tentando di far credere, ma solo una massa di pseudopolitici che con la paura di perdere il treno vincente sono stati pronti ad abbandonare pure le proprie madri pur di assicurasrsi un posto al palazzo.
Egregio Gianni, la ringrazio per seguire il blog. Purtroppo immagino che lei abbia letto un altro pezzo visto che la mia analisi cita tutti i partiti, tra cui anche l’Udc. Lei probabilmente ha una visione parziale, parzialissima della cosa: Pasquale Piccolo, in quanto candidato sindaco, è in discontinuità con l’attuale maggioranza. Era in minoranza e lì è rimasto. Piaccia o no. Altro aspetto la continuità: durante la presentazione della nuova sede di Forza Italia, con annesso lancio di Antonio Granato quale candidato del partito forzista, è stato ribadito che lo zoccolo duro della passata amministrazione era presente in quella stanza. E’ vero anche che alcuni consiglieri comunali, secondo indiscrezioni, starebbero per candidarsi con Piccolo. Però è anche vero che al momento l’unico soggetto politico realmente riconoscibile è Noi Sud nel quale è confluito, pur mantenendo il simbolo, Lista Cuore. Dunque di cosa stiamo parlando? Quali sono i candidati “traditori”? E se lei ha le liste perché non ce le passa così diamo una sbirciata? Buona Pasqua, e trovi la serenità perduta.